Parla l'autista del furgone che si è ribaltato uccidendo una donna a piazza del Popolo
«Perdonatemi». Con le lacrime agli occhi e il volto contratto dal dolore, Marco Pompei, ha chiesto scusa alla sorella di Elena Fortuna, la 59enne che ha travolto e ucciso con il suo furgone. La donna, incinta e visibilmente scossa dalla perdita di sua sorella, ha risposto con le lacrime alla richiesta di perdono. L'incontro si è tenuto ieri nella stanza del pm che indaga sull'incidente stradale avvenuto intorno alle 13,50 di martedì nei pressi di piazza del Popolo. L'uomo, un operaio edile di 48 anni alla guida di un furgone Hyndai H1, dopo aver svoltato da via Ferdinando di Savoia in via Maria Adelaide, ha investito cinque colleghi dello «Studio Design 2000», all'altezza del civico 8, dove si è schiantato contro il marciapiede, uccidendo la 59enne e ferendo gravemente un'altra donna. Ora è indagato dalla Procura per omicidio colposo. «Ho avuto un forte colpo di tosse e poi un black out - ha spiegato Pompei al sostituto procuratore Ilaria Calò in un colloquio durato circa 15 minuti - Quando ho riaperto gli occhi mi sono ritrovato sul marciapiede e mi sono reso conto di aver investito quelle persone».
«Sono distrutto per quello che è accaduto, la mia vita è cambiata per sempre», ha confessato l'uomo al suo legale. «È un povero Cristo, che per un improvviso malore ora si ritrova a rispondere di una tragedia - spiega l'avvocato Pablo De Luca, difensore dell'indagato - Un operaio che stava andando al lavoro e che a causa di un violento colpo di tosse ha perso il controllo del furgone. Tra l'altro è stato accertato che era negativo all'etilometro e al drug test. Per fortuna è astemio, altrimenti sarebbe bastato anche un paio di bicchieri di vino bevuti a pranzo per peggiorare la sua posizione».
Ieri, come primo atto, il pm ha disposto l'autopsia sulla vittima dell'incidente, affidando l'incarico al professor Luigi Cipolloni dell'Università La Sapienza, e una consulenza per ricostruirne la dinamica. Gli agenti della Polizia Locale intervenuti sul luogo dell'incidente stanno raccogliendo tutti gli elementi utili, a cominciare dalla velocità di marcia e dall'eventuale uso del cellulare da parte del conducente. «La velocità era commisurata alla strada, se no l'impatto sarebbe stato devastante - precisa l'avvocato De Luca - La dimostrazione che il mio cliente non andasse forte è che non ci sono stati danni significativi al furgone né alle persone a bordo. Quanto all'uso del telefonino, i vigili lo hanno controllato subito dopo l'incidente e non hanno trovato chiamate né in entrata né in uscita».
«Ho ancora un mutuo da pagare, mi sono rovinato la vita». Si è sfogato così Pompei con il suo legale, «poi si è chiuso in un silenzio spaventoso - conclude l'avvocato De Luca - Ora è in stato di choc. Al di là delle sue responsabilità, quella strada era stata oggetto di una raccolta firme dei residenti, affinché diventasse a senso unico di marcia e venissero rialzati i maciapiedi, proprio per i rischi corsi dai pedoni». Intanto Claudia M., una delle colleghe rimaste coinvolte nell'incidente e trasportata al Policlino Umberto I in codice rosso, rischia l'amputazione della gamba ferita.